giovedì 17 marzo 2011

Il Paradiso della Regina Sibilla


“Tresexcellente et trespuissante princesse et ma tresredoubtee dame, madame la duchesse de Bourbon et d’Auvergne , contesse de Clermont, de Fourez, et dame de Beaujeu, etc. ».

Così Antoine de La Sale inizia il racconto del suo viaggio alla Grotta della Sibilla, effettuato nel 1420 per adempire ad una promessa fatta alla principessa francese, la quale in un suo arazzo aveva una diversa rappresentazione dei Monti Sibillini.

L’autore, che inizia il suo percorso da Montemonaco, descrive con meticolosità il luoghi che vede, i sentieri, le sorgenti, le rocce ed anche la vegetazione. In particolare fa una descrizione accurata di due piante: il polibastro e la centofoglie che, assicura, ha proprio cento foglie e possiede, secondo quello che dice la gente del luogo, numerose virtù.

Lo scrittore francese afferma che lui non è entrato nella grotta, forse per paura o forse perchè riteneva che non fosse corretto entrare in un paradiso dalla fama demoniaca, ma ne descrive dettagliatamente l’ingresso. Dice che davanti c’è una roccia e a colui che vuole penetrare nella grotta tocca chinarsi assai ed entrare a carponi, scendendo a ritroso, i piedi in avanti, fino a una cameretta tutta quadrata , alla destra del pertugio, dove tutto attorno dei sedili sono intagliati nella roccia.

Il racconto in certi punti si fa romanzato perché Antoine de La Sale riporta le leggende sibilline riferite dalla gente del luogo alle quali lui dice di non credere. Tra le altre racconta: -le avventure di cinque uomini che entrarono nella grotta e camminarono per diverse miglia fino a quando terrorizzati dal vento spaventoso, dal ponte pericoloso, dal fragore del fiume e dai dragoni decisero di tornare indietro;

Le dicerie di un prete alquanto fuori di testa che narra del percorso effettuato da due cavalieri tedeschi all’interno della grotta, tra l’altro afferma di averli accompagnati fino alle porte metalliche che sbattono senza posa e, dato che questi avventurosi non sono più tornati indietro, di averli inutilmente attesi per una mezza giornata;-

Le vicissitudini di un altro cavaliere tedesco e del suo scudiero che raggiunsero il paradiso della Regina Sibilla, vissero con le damigelle trecento gioiosi giorni e proprio all’ultimo minuto riuscirono ad uscire, andarono dal papa a chiedere il perdono e non avendolo ottenuto decisero di rientrare nella grotta;-la trasformazione in serpi della Sibilla e delle sue dame.

Invece una cosa vera, che lui testimonia, è la presenza, nelle pareti della saletta posta all’ingresso della grotta, delle firme di precedenti famosi visitatori.

Questa opera letteraria avente come titolo originale “Le Paradis de la reine Sibylle” non ha avuto la fortuna del “Guerrin Meschino” e pertanto necessita di una rivalutazione, oltretutto perché è il racconto di un viaggio vero fatto dal De La Sale con sudore e fatica.

L’autore ha lasciato due manoscritti relativi al racconto del suo viaggio, uno è conservato nella Biblioteca Reale di Bruxelles e presenta il testo come quarto libro della “Salade” e l’altro, contenente la dedica ad Agnese di Borgogna, si trova nella Biblioteca del Museo Condé di Chantilly.

Giuseppe Matteucci
Pres. Associazione "La Cerqua Sacra"
Cultura Popolare Sibillina

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